Un salto lungo dieci anni

1 Febbraio 2022

[Graziano Pintori]

Nel mettere un po’ d’ordine tra i file del mio PC mi sono passati sotto gli occhi quelli della lunga corrispondenza con il manifesto sardo. Nello scorrere gli scritti, andando a ritroso nel tempo, mi sono reso conto che sono trascorsi oltre dieci anni dal primo contributo che inviai al giornale online.

Dieci anni che hanno determinato il passaggio della generazione Z dalla fanciullezza all’adolescenza, mentre per me, e coetanei, dall’anziano giovane alla matura anzianità, un bel salto, non c’è che dire. Ricordo che iniziai la collaborazione stimolato da un intervento di un ex collaboratore di questo giornale, che realisticamente descriveva Nuoro come città decadente. Per pura coincidenza, faccio notare, che anche il mio primo articolo del 2022 si cura dello stesso argomento.

Essendomi piaciuta l’accoglienza ricevuta dal quindicinale, e anche affascinato, devo dire, dal nome storico che tuttora lo distingue, iniziai a inviare altri articoli; dopo il terzo ricevetti una telefonata, sentii una voce fragile però determinata e garbata, che mi chiedeva, senza ricorrere a inutili moine, se avevo deciso di collaborare con il giornale. Mentre rispondevo, mi rendevo conto che quella voce mi era nota, però non riuscivo a dargli un volto.

Dopo il contatto telefonico anche al nome, Marco Ligas, non riuscivo ad abbinarlo a una persona conosciuta, però la voce, ripeto, mi era nota. Ci incontrammo a Cagliari conoscendoci, finalmente, con una stretta di mano durante una manifestazione politica, e quel giorno ebbi conferma, comunque, che personalmente non conoscevo Marco Ligas, la voce invece si: era una voce che avevo sentito in altre circostanze, che con l’aiuto di Marco l’ho potuta collocare nel tempo e nei fatti di quando interveniva nei dibattiti e nelle manifestazioni politiche e sindacali, ed io, evidentemente, applaudivo condividendone i contenuti.

Questo mi fece tanto piacere, sentii che potevo collaborare con un direttore che conosceva bene i venti, i flutti e le tempeste nel mare della comunicazione, della politica, dei diritti. Questi ricordi emergevano mentre fotocopiavo e leggevo alcuni dei miei 135 interventi pubblicati dal quindicinale, e allo stesso tempo mi convincevo che gli effetti di quel salto lungo dieci anni aveva lasciato indiscutibili segni anche sul contesto ambientale, sociale, culturale, economico, politico in cui tutti, volenti o nolenti, siamo tuttora immersi.

MIGRANTI. Uno su tutti è la deriva umanitaria dei sistemi sociali e solidaristici della civilissima Europa, giacché il Mediterraneo è divenuto la fossa comune di tantissimi migranti e il cimitero dei diritti universali.

NATURA. Il pianeta esausto dall’oppressione delle attività dell’uomo si ribella allo sfruttamento capitalistico delle sue risorse: il terremoto con magnitudo 9 e conseguente tsunami in Giappone, che causò circa 20 mila vittime tra morti e dispersi, fu una delle tante avvisaglie che la natura in rivolta fece pervenire alla generazione umana.

GUERRA. Afghanistan: le crudeltà delle guerre continuano a dimostrare che sono pari solo alla loro inutilità. Il mercato globale delle armi è l’unico che può ritenersi soddisfatto dopo 20 anni di inutile guerra e di attentati cruenti, conseguenti alle inutili missioni di pace sotto le bandiere agitate dal vento e carri armati. I talebani si sono riappropriati della loro civiltà, imponendo al popolo afghano condizioni di vita peggiori a quelle precedenti l’invasione.

COVID 19. Si tratta di una peste che colpisce soprattutto il mondo scientificamente e tecnologicamente avanzato, in cui i sistemi capitalistici, compresi i padroni dei brevetti sui vaccini, non vogliono conoscere soste nella produzione della ricchezza. I morti e i contagiati si contano a milioni, anche perché i sistemi sanitari occidentali in termini di universalità, prevenzione e cure, si sono dimostrati tigri di carta. Un virus sconosciuto è stato in grado di mandare in tilt il sistema produttivo dell’economia di mercato, impoverendo strati sociali sempre più numerosi, mentre la ricchezza, vergognosamente, si concentra, sempre più, nelle mani di pochi. Il salto lungo dieci anni ci ha dato opportunità, fra l’altro, di conoscere pericolosi personaggi sulla scena mondiale come Donald Trump e anche il ritorno dei movimenti nazisti, fascisti, razzisti, negazionisti e quanto di peggio può esprimere la natura umana.

Ciò denota che i nostri sistemi politici, economici, culturali sono alquanto fragili, palesemente permeabili al ritorno delle ideologie che esaltano il suprematismo bianco, il negazionismo dell’olocausto, l’esaltazione delle forze eversive e antidemocratiche. A chi si oppone resta il dovere e l’impegno di difendere la libertà, perché bene supremo dei diritti umani alla pari dell’uguaglianza, come recita l’art. 3 della nostra Costituzione. Noi dal microcosmo del manifestosardo.org abbiamo scelto di difendere i valori di cui sopra operando nella galassia dell’informazione, cioè scriviamo e, allo stesso tempo, difendiamo uno spazio democratico non privo di efficacia e di interesse che i lettori, sicuramente, in un modo o nell’altro, manifestano al nostro giovane direttore Roberto Loddo.

Nonostante tutto, dopo il salto di dieci anni, continuo a essere convinto che l’umanità non sia al capolinea, conseguentemente è necessario continuare ad alimentare la speranza come quella che alimentò i partigiani che la resero concreta nella guerra di Liberazione, e da essa si elaborò la Carta Costituzionale. Con questi presupposti e con la raggiunta maturità, voglio chiudere richiamando una frase estrapolata da “Papyrus”, di Irene Vallejo: “La nostra umile, imperfetta ed effimera vita vale la pena di essere vissuta, a dispetto dei limiti e delle sventure, nonostante la giovinezza scivoli via, la carne diventi flaccida e alla fine si cammini a stento.”

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