Diritto alla Resistenza

16 Febbraio 2013
Valeria Piasentà
La terza guerra mondiale è in corso, sostiene Beppe Grillo. Una guerra silente quanto letale, armata dalla finanza internazionale per garantirsi un predominio mondiale assoluto. «Il sistema democratico e repubblicano è sotto attacco», scrive Luigi de Magistris nella prefazione a La democrazia possibile, una piccola preziosa opera del costituzionalista Alberto Lucarelli appena pubblicata da Dissensi. Il testo si pone come manifesto del movimento  Cambiare si può,  teorizzando il diritto alla resistenza e rivendicando con esemplificazioni applicative il passaggio a una politica etica esercitata dal basso, per una Europa dei diritti e dei popoli, e in Italia per «difendere la Costituzione da un gruppo di tecnocrati che ha devastato i principi costituzionali, al solo scopo di attuare il memorandum imposto dalla trojka Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Quindi l’Europa delle banche». L’Europa mercantile che ha tradito i principi di coesione sociale insiti nell’atto costitutivo dell’Unione Europea e nel Trattato di Lisbona; che ha imposto misure straordinarie al governo democratico di una repubblica costituzionale, a un tempo privandola della sovranità nazionale.  Un altra recente pubblicazione, «E’ l’Europa che ce lo chiede!» FALSO! di Luciano Canfora edita da Laterza, a pag. 59 cita per intero la lettera inviata al governo Berlusconi e applicata da quello Monti, dove si chiede il pareggio di bilancio entro il 2013 con misure sul sistema pensionistico; privatizzazioni dei servizi pubblici; revisione del sistema di contrattazione collettiva (subito attuata dalla FIAT di Marchionne); licenziamenti e riduzioni di stipendi nel pubblico impiego con indicatori di performance «soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione». Per finire con «Consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate … siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di settembre 2011…anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio». I due firmatari della lettera inviata il 5 agosto 2011 al governo di una nazione democratica, Mario Draghi e Jean-Claude Trichet, non sono rappresentanti eletti dal popolo europeo ma due presidenti della Banca Centrale Europea – quindi ambasciatori della finanza internazionale  –  e ugualmente hanno potuto intervenire direttamente su temi oltre che economici di diritto pubblico, nonché raggiungere lo scopo di far modificare l’articolo 81 della Costituzione Italiana con la complicità di un governo ‘tecnico’ e di quasi tutti i nostri parlamentari. E la revisione è passata con una larga maggioranza, tale da rendere superfluo il referendum costituzionale. Scrive ancora Lucarelli in La democrazia possibile: «Con il pareggio di bilancio e il fiscal compact si riduce di molto la capacità di poter rendere effettivi i diritti costituzionali e la spesa sociale, non consentendo ai cittadini di potersi esprimere. Da qui l’idea nata con un gruppo di giuristi, di proporre una legge di iniziativa popolare, in base all’articolo 77 comma 2 della Costituzione, per raccogliere 50mila firme per un nuovo articolo 81, che in maniera chiara e netta elimini il pareggio di bilancio, come aggressione allo Stato sociale». Lucarelli è stato redattore dei quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua  e ora è Assessore ai Beni comuni, Acqua pubblica e Democrazia partecipativa del Comune di Napoli dove sperimenta, sull’esempio della municipalizzata francese Eau de Paris e con la gestione partecipata dei servizi idrici con i cittadini nel CdA e nel Comitato di sorveglianza, una nuova forma di diritto pubblico che parte dal territorio, a tutela «dei beni di appartenenza collettiva e sociale quali l’acqua, il lavoro, i servizi pubblici, le scuole, gli asili, le università, il patrimonio culturale e naturale, il territorio, le aree verdi, le spiagge e tutti quei beni e servizi che appartengono alla comunità dei cittadini e dei quali, dunque, alla comunità non può essere sottratto ne’ il godimento, ne’ la possibilità di partecipare al loro governo e alla loro gestione». Soprattutto perché le privatizzazioni dei beni comuni impoveriscono principalmente  quei cittadini che hanno come proprietà solo i servizi pubblici, quindi occorre ampliare il concetto di bene comune ai beni immateriali e prevederne la tutela per le generazioni future. Questo vale anche per quanto concerne il pagamento del debito sovrano che non deve essere scaricato su chi il debito non l’ha contratto, rivendicando il diritto all’insolvenza quando la massa debitoria impedisce la soddisfazione di bisogni ed esigenze primarie, soprattutto se il debito è gravato dagli interessi imposti dalla speculazione finanziaria o è frutto di responsabilità amministrative pregresse. Come occorre estendere l’esercizio dei diritti civili e di cittadinanza alla persona, a partire dal diritto a un lavoro dignitoso e giustamente retribuito in un contesto di partecipazione, secondo l’art. 46 della nostra Costituzione: «la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende».
Ed è ancora dall’amministrazione De Magistris che partono altre proposte: il progetto di una Rete di Comuni per il Bene Comune, introducendo la nozione di bene comune negli Statuti cittadini, offrendosi perciò quali laboratori territoriali di democrazia diretta; la simmetrica richiesta di introduzione della nozione «tra i valori fondanti dell’Unione e fronteggiare la dimensione mercantile del diritto comunitario» porterebbe all’adozione di uno Statuto europeo dei beni comuni, quindi all’iniziativa per una Assemblea costituente, al fine di attuare una rifondazione democratica dell’Europa basata su un «patto costituzionale realizzato in stretta cooperazione con le forze sociali, sindacali e le istituzioni elette a livello locale».

Queste ed altre sono le proposte presentate nel saggio di Lucarelli. Ed è stridente il contrasto fra la piattaforma d’intenti virtuosi e la realtà della guerra finanziaria che il capitalismo morente ha intentato contro le comunità al fine di appropriarsi di ogni risorsa residua, in aperta contrapposizione tanto con le Costituzioni nazionali quanto col Trattato dell’Unione Europea. Perciò, oltre a rivendicare una rappresentanza politica adeguata al ruolo (anche moralmente) ora è arrivato il momento di esprimere nuovi modelli economici, democratici e sostenibili, in contrapposizione alla presunta sovranità del ‘giudizio del mercato’ caldeggiato da una classe politica che non rappresenta gli interessi e le esigenze dei loro territori.

3 Commenti a “Diritto alla Resistenza”

  1. Emilia Giorgetti scrive:

    Molto bello. Finalmente anche da noi fanno breccia i concetti introdotti in America Latina dagli zapatisti nei primi anni novanta (Marcos parla di IV conflitto mondiale perchè per lui il III è stato la Guerra Fredda) e sviluppati pienamente nelle Costituzioni di Ecuador (2008) e Bolivia (2009): beni comuni, diritto a non riconoscere un debito creato in modo fraudolento da amministrazioni pregresse, democrazia dal basso (compresa l’approvazione tramite refrendum popolare di tutti i trattati internazionali).

    Emilia

  2. Massenzio Ballerini scrive:

    Articolo semplicemente perfetto , perché ci ricorda che la Costituzione italiana è la Legge fondamentale e se si aderisce a qualsiasi Trattato internazionale (tipo Unione Europea) questo non può essere in contrasto con i Principi fondamentali della Costituzione . Lo sviluppo sociale è quello dei cittadini non dei banchieri! Perfino la Repubblica Romana del 1849 proclamava questi principi ! Comunque non di solo pane vive l’uomo, perché il progresso soltanto economico,tipo quello che abbiamo visto in Paesi come il Giappone, è solo funzionale allo sfruttamento dell’uomo e alla sua riduzione in merce anche se a qualcuno di orecchie sensibili questi discorsi fanno “vedere rosso” e caricare in conseguenza . So bene che il mio discorso sembra di pura bandiera,ideologico,ma quanta ideologia c’è nei discorsi apparentemente tecnici sul mercato. Perfino la geometria non è astratta, da quando si è capito che si può fare a meno di Euclide !(vedi Lobačevskij ). Quindi complimenti all’autore dell’articolo che serenamente ci ha ricordato di rimanere sempre persone non a parole ma nei fatti,difendendo la “res pubblica” di tutti non solo di chi ha i mezzi per privatizzare anche l’acqua !
    A quando la privatizzazione dell’aria ? eppure potrebbe essere un bel business ! Bisogna difendere i principi giusti anche quando sembra di essere a Stalingrado. Il motto deve essere ” mai più un passo indietro sui principi ” perché anni di Sig. B. e di “notti-dei-lunghi-pennarelli” non siano passati invano.

  3. Valeria Piasentà scrive:

    Grazie per i complimenti! graditi specie quando si sconfina (con timore) dal proprio ambito. Compimenti che giro agli autori del libro La democrazia possibile.

    La difesa dei diritti di tutti, quindi la salvaguardia dei beni comuni anche per le generazioni a venire, prevede un pensiero empatico e lungimirante, la considerazione che nulla ci appartiene e siamo solo custodi di una ricchezza da tramandare, di più: di una ricchezza che ha valore in sé a prescindere da chi, quando e come se ne avvale transitoriamente.
    Il mio rammarico sta nel constatare la deriva culturale, quindi morale, dell’attuale classe dirigente tutta e non solo politica; il senso di smarrimento di certi nostri intellettuali ridotti a coltivare il proprio specifico in un contesto che lascia pochissimo spazio al pensiero indipendente. Perché la crisi morde forte e “la cultura non si mangia”; perché la cultura istituzionale è diventata un optional nella formazione di base, mentre il modello sociale vincente è quello dell’arricchito fuori dalle regole sociali che per giustificarsi inneggia alla morte delle ideologie (“destra e sinistra sono concetti superati”, ecc.). Chi più chi meno siamo tutti responsabili di questa deriva, specie certi partiti della sinistra che hanno abdicato al loro ruolo storico di antagonisti del capitalismo finanziario. Spero che le prossime elezioni ci consegnino un piccolo drappello d’opposizione, per garantire rappresentanza politica competente e onesta a chi non ne ha.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI