Energit: la lotta continua

1 Novembre 2012
Giuliana Perrotti
Sono passati quindici giorni dalla “puntata precedente”, e poco è cambiato nella situazione dei dipendenti di Energit, costretti ancora all’attesa.
In realtà qualche novità c’è, non buona purtroppo. Il 19 ottobre sono scaduti i termini per la mobilità e in un incontro con l’Assessore Provinciale al Lavoro Lorena Cordeddu, l’azienda ha cercato di “giocarsi il jolly”. Ha proposto un incentivo economico in cambio dell’esodo volontario e della firma della liberatoria che permettesse loro di vendere a terzi il parco clienti (la cosiddetta customer base), svincolandosi dall’obbligo di mantenere l’occupazione di noi lavoratori. Cornuti e mazziati, insomma. Al rifiuto delle organizzazioni sindacali di firmare un tale accordo, l’azienda si è detta addirittura stupita del perché non avessimo voluto accettarlo. Lascio a voi immaginare i nostri commenti. In ogni caso il management ha a quel punto dichiarato di voler procedere dal giorno dopo con l’invio delle lettere di licenziamento.
L’interessamento delle istituzioni (Regione e Provincia) e degli organismi nazionali delle organizzazioni sindacali, ha portato alla convocazione di un tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico il prossimo 9 novembre, al quale sono stati convocati i massimi vertici aziendali. Ciò che noi auspichiamo è che Alpiq mostri maggiore rispetto per le istituzioni di quanto ha fatto finora, dica chiaramente quali sono i suoi reali scopi e si dimostri disponibile ad ascoltare le nostre ragioni. Nessuno vuole interferire con la loro decisione di uscire da un mercato, quello cosiddetto retail, che ritengono non profittevole, ciò che chiediamo, e per cui vogliamo il loro impegno al tavolo ministeriale, è che, come detto in una lettera aperta dei lavoratori al CEO di Alpiq Hans Schweickardt, “Alpiq venda Energit ad uno dei numerosi soggetti interessati all’acquisto. In questo modo raggiungeremo entrambi i nostri obiettivi: quello vostro di uscire dal mercato retail italiano entro l’anno e quello nostro di mantenere il posto di lavoro.”
La lotta continua.

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