Grecia, all’Europa non basta ancora

15 Febbraio 2012

Pubblichiamo due articoli di Argiris Panagopoulos sulla Grecia apparsi sul manifesto del 15 febbraio. Il secondo è un intervista all’economista Giannis Dragasakis

Argiris Panagopoulos

La recessione in Grecia è arrivata al 7% nel quarto trimestre e al 6,80% per tutto il 2011 grazie alle miracolose ricette imposte dalla «troika» e dalla Merkel. Ma per il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, la Grecia non ha ancora soddisfatto tutte le condizioni chieste dall’Europa per ottenere i nuovi aiuti, e quindi la riunione dell’Eurogruppo di oggi si terrà in teleconferenza senza prendere decisioni sugli aiuti.
Una gelata, dopo il voto del parlamento di domenica tra le proteste del paese e gli scontri di piazza.  Il governo di Papadimos si è messo comunque al lavoro per applicare il secondo Memorandum, cominciando dal cambio dei bot greci in mano ai privati e dal regalo di altre decine di miliardi alle banche, votato domenica dal parlamento greco. Papadimos e il suo ministro della Protezione del Cittadino Papoutsis si trovano assediati dalle associazioni dei commercianti e dall’opinione pubblica perché domenica non hanno evitato i danni in 93 edifici e 170 negozi e il saccheggio di tanti altri. Mentre molti commercianti della zona degli scontri parlano di una «mafia degli incappucciati», che chiedevano soldi ai proprietari di cinema e negozi, per evitare di ritrovarsi bruciato il negozio. Di fatto, le politiche della «troika» sono diventate da domenica sinonimi anche della criminalità organizzata dallo o con la protezione dello stato. 
Le denunce di Papoutsis, secondo cui la facoltà occupata di Giurisprudenza sempre in zona sarebbe stata trasformata in un laboratorio di preparazione di molotov, hanno lasciato indifferenti i commercianti, che credono ormai che il piano degli «incidenti» era molto più vasto dalla potenzialità dei gruppi degli anarchici veri o presunti. Altre 39 persone arrestate negli incidenti di domenica hanno sfilato ieri in tribunale, dopo le 36 di lunedì. Da parte sua l’Ordine dei Medici (ISA) di Atene ha chiesto l’intervento della magistratura perché la polizia ha fatto uso indiscriminato del pericoloso gas CS, che l’Onu considera arma chimica, contro migliaia di cittadini che protestavano pacificamente. 
Nella riunione del consiglio dei ministri di ieri pomeriggio, Papadimos ha fatto capire di non aver voglia di nessun rimpasto e di voler puntare alla fine della legislatura per il 2013, nonostante l’annuncio di elezioni anticipate per aprile. Il governo ha approvato tagli per altri 325 milioni, sperando inutilmente su un sì dell’Eurogruppo. Samaras è l’unico leader della maggioranza governativa che vuole anche a malavoglia le elezioni, per evitare la grande frammentazione del suo partito dopo l’espulsione di un terzo dei suoi deputati. Da vero leader conservatore, Samaras ha visitato ieri i poliziotti feriti, che secondo lui sono gli unici in Europa a fronteggiare situazioni simili, e ha difeso l’espulsione dei sui deputati accompagnandola con una domanda da sceriffo: «Che tipo di primo ministro potrei essere se non l’avessi fatto?».
Di rimando, il «guru» di Nuova Democracia ed ex primo ministro Mitsotakis ha spiazzato Samaras avvertendo che nessuno può prevedere il tempo delle elezioni.  La macchina amministrativa per la preparazione delle elezioni si è comunque messa in moto, promettendo entro il 31 marzo saranno pronte le liste elettorali. Una brutta ma scontata sorpresa è arrivata però per i partiti di sinistra, visto che il governo di Papadimos vuole proporre un taglio del 20 per cento nel finanziamento dei partiti.

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