I cavalieri della morte

1 Agosto 2011

Redazione

In un editoriale a firma Vittorio Feltri sul ‘Giornale’ – come si usa dire, non c’è limite al peggio – i giovani uccisi in Norvegia sono stati criticati perché non hanno saputo reagire.
Finito prima del previsto il gioco ‘sono stati gli islamici’, qualcosa di feltriano bisognava dire. I pacifisti ed i compagni per Feltri (e anche per Breivik) sono dei rammolliti. Se poi si difendono, sono dei terroristi.
E’ indicibile l’offesa delle parole scritte da Vittorio Feltri sui giovani uccisi, compagni laburisti, dichiaratamente e marcatamente a sinistra. Ma dove Feltri non è arrivato – ammettere che la sua cultura non è così distante da quella del fondamentalista cristiano – è arrivato Borghezio, che ne ha rivendicato le analisi.
Anche la più orribile condivisione che vediamo in giornalisti e politici, trova un limite che permette loro di sfuggire ad una piena identificazione. L’attentatore è comunque un esaltato, un pazzo. Uno con seri problemi. I comunicati scritti da persone fuori controllo.
Ed è proprio qua il diaframma che andrebbe abbattuto: perché non vi è davvero una separazione fra le idee naziste e razziste, i recuperi delle Crociate in Terra Santa e questa esaltazione criminale. L’aggressività e la pulsione distruttiva fa parte di queste idee.
Il divieto alla ricostituzione del partito fascista aveva anche questo senso.
Eccoli, e in schiera, i veri ‘cattivi maestri’. L’esercito articolato e ripugnante dei nuovi crociati. Piccoli e grandi. Come quelli che hanno inviato orribili minacce ad Angela Quaquero, assessore alle politiche sociali della Provincia di Cagliari.
“Si vergogni,lei non è Italiana…a videolina ieri si è resa ridicola agli occhi dei Sardi…lottiamo tutti i giorni x mandare via questa fecia umana e voi continuate a portarli in Italia e in Sardegna…non li vogliamo,noi non dobbiamo un cazzo a queste bestie sia ben chiaro…il Fascismo esiste,e le posso assicurare che è più forte di prima…”
Si permettono ormai quasi comunemente raduni fascisti che ci ricordano come tale divieto non venga osservato e applicato. Ma soprattutto gli inviti irresponsabili a gesti eversivi e pratiche di odio fatti a più riprese, questi non tramite messaggi ma pubbliche dichiarazioni, da esponenti della Lega Nord non possono più essere tollerati. La scelta è putroppo ampia. Ma qua bastino due frasi di Gentilini, ex-sindaco leghista di Treviso.
« Io gli immigrati li schederei a uno a uno. Purtroppo la legge non lo consente. Errore: portano ogni tipo di malattia: tbc, aids, scabbia, epatite…» oppure “Bisognerebbe vestirli da leprotti per fare pim pim pim col fucile” (Il Messaggero, 9 agosto 2007)
Ma pensiamo anche che questa recrudescenza, figlia della difficoltà di un sistema capitalistico nel gestire gli esiti della sua economia di rapina e speculativa, sia da tenere in grande considerazione. Aumentare la vigilanza e aggiornare l’antifascismo (sta avvenendo con molte nuove sezioni dell’ANPI, ad esempio). Chiedere che vengano tolti quei nomi della RSI che ancora gridano vergogna nel monumento di un Comune democratico come Alghero. Soprattutto promuovere nella società, con atti e politiche concrete, il senso della comunità, dell’egualitarismo, della critica al liberismo e alla guerra, delle relazioni e convivenze multiculturali. Dovremo ritrovare il senso di una vita, che sappia portarci dalla paura alla speranza con pratiche collettive per la costruzione di una nuova società. In Sardegna, storia di transiti, incontri e accoglienza, può esserci un ottimo punto di partenza.
La Norvegia, questa volta, è davvero un simbolo importante, che ci ricorda di sostenere le sue tradizioni di tolleranza, multiculturalità e sostenibilità (nasce da una donna norvegese, Gro Harlem Burtland, il documento Our Common Future e il concetto ‘ufficiale’ di sviluppo sostenibile), capirne i limiti, promuoverne i valori.
Dobbiamo onorare i giovani compagni norvegesi, riprendere ad evidenziare le radici di questi messaggi, fare una incessante battaglia culturale contro le idee che stanno dietro i Breivik, i Feltri, i Borghezio, i nuovi gruppi fascisti: violenza, sopraffazione, mito della forza, maschilità, omofobia.
Sarebbe bello che il nome della tragica isola di Utoya caratterizzasse un convegno permanente contro l’intolleranza fondamentalista cristiano-cattolica, nazi-fascista e nazionalista.
Forse sono questi giovani morti pacifici e solidali – di fronte a tante candidature agghiaccianti o semplicemente ridicole: persino quella di Silvio Berlusconi – a dover ricevere, di diritto, il premio Nobel per la pace.

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