L’ennesima guerra

27 Febbraio 2022

[Roberto Mirasola]

Il violento attacco della Russia sferrato nella notte tra il 23 e 24 febbraio in Ucraina, riporta noi Europei indietro nel tempo rievocando i periodi bui delle tante, troppe guerre combattute nel nostro suolo. Dunque, un’altra guerra, l’ennesima.

Eppure, la genesi che ha portato alla nascita dell’odierna U.E. aveva forti convinzioni e auspici di pace. Furono molto chiare le parole di Robert Schuman nel 1950: “La pace mondiale non potrebbe essere salvaguardata senza iniziative creative all’altezza dei pericoli che ci minacciano”, da qui l’inizio della nostra storia recente. Non è poco quello che si è fatto, se pensiamo che oggi convivono pacificamente popoli che storicamente si sono combattuti con grande veemenza. Diverse generazioni si sono susseguite nel tempo usufruendo di un bene prezioso che ad altre generazioni è stato negato: la pace. Se dunque oggi a parlare sono di nuovo le armi, anche se fuori dai confini U.E., vuol dire che qualcosa non è andato per il verso giusto. Cosa è mancato? Probabilmente l’aver scelto di privilegiare l’aspetto monetario e finanziario a discapito della politica ha fatto sì che non si avesse la forza necessaria per instaurare in Europa una cultura della pace. L’Europa dimostra tutta la sua debolezza, pur avendo una moneta unica quanto si presentano dei negoziati complessi si va in ordine sparso. Una cosa è parlare in nome della Francia, della Germania, altra cosa sarebbe parlare con un’unica voce in nome degli Stati Uniti d’Europa.

Abbiamo allargato i confini includendo molti paesi dell’est Europa, ma quest’allargamento è coinciso anche con l’avanzare della Nato. In una recente intervista Romano Prodi ha raccontato che quando ricopriva l’incarico di Presidente della Commissione Europea e dialogava con Putin, lo stesso non era minimamente interessato al coinvolgimento dei paesi baltici nell’Unione Europea ma non era altrettanto disinteressato quanto si paventava per gli stessi paesi un eventuale ingresso nella Nato. La Nato è funzionale agli interessi militari ed economici Statunitensi ma è una priorità anche Europea? L’industria bellica americana è capace di trascinare la loro economia, e ha necessità di nuove guerre.  L’Europa ha creato relazioni commerciali non certo incentrate su un’economia di guerra. Possiamo dire che subiamo l’ingerenza americana visto che gli stessi Stati Uniti non hanno nessun problema a metterci da parte e creare nuove alleanze all’insaputa dell’U.E. Per contenere la Cina si è creata una nuova alleanza strategica nell’area Indo-Pacifico con Regno Unito e Australia. Mancando di una vera politica estera comune abbiamo sottovalutato quanto accadeva a est e oggi ci troviamo impotenti di fronte alla guerra minacciando improbabili sanzioni che difficilmente riusciremo a portare avanti e che comunque non hanno impedito la barbarie.

I giornali economici da una parte riportano le notizie sulla guerra ma analizzano molto attentamente  le ripercussioni economiche negative causate da quest’ultima. Così leggiamo che a parte la nota dipendenza del gas, e guarda caso il primo aumento delle bollette è dovuto al fatto che l’anno scorso la Russia ha incrementato le forniture alla Cina, la sola Italia ha problemi con il suo made in Italy visto che in Russia e Ucraina esportiamo una quota consistente di macchinari, prodotti tessili, moda e abbigliamento. La stessa Confindustria è fortemente preoccupata. Le ricadute in Sardegna dal punto di vista turistico non sono neanche esse trascurabili. Coincidono dunque gli interessi europei con quelli americani?

Qualcuno ha fatto notare che per superare le politiche di austerity c’è voluta una pandemia, forse questa guerra può portare  una maggiore riflessione in casa nostra che possa portare alla nascita di uno stato federale. E’ possibile portare avanti una politica di pace che dia forza agli auspici Kantiani di una pace perpetua. Oggi c’è bisogno di più Europa per condannare senza se e senza ma le aggressioni militari inconcepibili in pieno 2022, e per sventare future guerre che si profilano nel mondo. È di ieri la notizia ansa di un’incursione di nove caccia cinesi a Taiwan.

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