L’Unione Europea alla corte del Sultano

1 Aprile 2021

[Emanuela Locci]

Novità sul fronte dei rapporti tra Unione europea e Turchia, il prossimo sei aprile, due dei più importanti leader dell’Unione, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, si recheranno in Turchia per una visita al presidente Erdogan e per una serie di incontri con il governo turco.

La visita ufficiale ha il preciso e dichiarato obiettivo di appianare le divergenze e abbassare le tensioni che hanno caratterizzato i rapporti tra le due parti negli ultimi anni, anche e soprattutto a causa della questione dello sfruttamento delle risorse energetiche presenti nelle acque prospicenti a Cipro. Ci si augura che i vertici del sei possano inaugurare una nuova stagione di buone relazioni tra la Turchia e l’Unione.

I temi all’ordine del giorno sono numerosi e importanti, innanzitutto l’Unione si è detta disponibile alla più ampia collaborazione con il governo turco per ciò che riguarda i flussi migratori e la situazione finanziaria del paese del vicino oriente.  La politica europea sui migranti è chiara: in Europa non deve arrivare nessuno, i migranti devono essere fermati alle porte del vecchio continente.

Il Consiglio europeo chiede quindi di velocizzare le questioni inerenti alla cooperazione doganale, e soprattutto, prende atto dell’impegno del governo di Ankara di farsi carico di 4 milioni di rifugiati siriani, che sono ancora presenti lungo i suoi confini, bloccati in campi in cui le condizioni di vita sono abbastanza dure. Considerata la situazione Bruxelles è pronto a contribuire alla gestione migratoria con il versamento altri soldi nelle casse del governo turco.

 In questa ottica e per perseguire gli obiettivi europei il Consiglio ha incaricato la Commissione di presentare una proposta per la proroga del finanziamento dei rifugiati siriani in Turchia.

Fin qui sembra tutto abbastanza semplice e lineare: gli europei pagano e la Turchia svolge il suo ruolo di stato cuscinetto ed evita che i migranti si riversino in Europa. Ma la situazione è solo apparentemente semplice e le parole che Mario Draghi ha proferito poco prima della riunione del Consiglio europeo, in relazione ai rapporti con la Turchia, sono eloquenti: «c’è l’esigenza di rispettare i diritti umani e l’abbandono della Convenzione di Istanbul rappresenta un grave passo indietro, su un tema nel quale non si possono ammettere passi indietro».

Vedremo solo dopo il sei aprile se gli obiettivi dell’Unione europea saranno raggiunti, se il governo turco aderirà al progetto migratorio europeo e a quali condizioni, in un momento chiave nelle relazioni turco-europee, in cui spesso il presidente Erdogan ha usato la questione migratoria come un’arma per ricattare i governi europei e ritagliarsi un ruolo di leader nell’area.

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