Turchia e dintorni. Ergenekon, un’indagine sporca

16 Dicembre 2018
[Emanuela Locci]

In Turchia è calato il sipario sull’indagine che riguardava Ergenekon, la presunta organizzazione armata kemalista e ultranazionalista, infatti, secondo l’ultima dichiarazione della magistratura, che ha indagato sulla sua esistenza, essa non è mai esistita. Il caso giudiziario, durato dieci anni e considerato tra i più controversi di tutta la storia recente della Turchia, ha riguardato l’organizzazione accusata di terrorismo e di voler rovesciare il governo di Erdoğan.
Ma facciamo un piccolo passo indietro e vediamo cosa è accaduto nel corso di circa un decennio.
Innanzitutto il nome dell’organizzazione riporta alla mente la leggendaria valle nell’Asia centrale che si crede sia stata la patria ancestrale dei turchi. L’indagine inizia nel 2008 (anche se il nome dell’organizzazione era già stato fatto undici anni prima da un militare che la definì: parte di una più grossa organizzazione), dopo il ritrovamento in diverse case, tutte di proprietà di un sergente in pensione, Oktay Yildirim, di circa venti granate. Questo ritrovamento ha dato inizio a una serie di perquisizioni e di conseguenti arresti. Tra le persone arrestate molti militari, uomini d’affari, giornalisti, accademici, avvocati e politici. Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno ritrovato una lista di persone che verosimilmente potevano essere degli obiettivi per l’organizzazione. Uno dei nomi più importanti collegato all’inchiesta è quello di Veli Kükük, generale in pensione e considerato da più parti l’ideatore del servizio d’informazioni e antiterrorismo che operò soprattutto negli anni novanta.
Ovviamente sia in Turchia sia all’estero l’indagine ha provocato delle reazioni, in alcuni casi fu considerata alla stregua di un cambiamento di passo rispetto alle modalità che in situazioni analoghe avevano visto l’intervento diretto dell’esercito nelle questioni statali, e ciò fu interpretato come una riduzione del potere dei militari. Da altre parti, cioè dai kemalisti fu considerata una caccia alle streghe, un tentativo da parte del governo filo islamico, o islamico moderato, di attentare alla laicità della Turchia, di cui l’esercito è stato per anni il “guardiano”. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che molti degli arrestati facevano parte dell’opposizione, legati agli ambienti del CHP. inoltre i kemalisti sostennero che Erdoğan stava utilizzando l’indagine per avviare la Turchia verso una democrazia con forte connotazione islamica. Un altro fattore da non trascurare fu la posizione dell’Unione Europea che vedeva di buon occhio la riduzione di potere della struttura militare.
Critiche all’indagine e ai metodi con cui è portata avanti sono state mosse dal mondo dell’informazione, in risposta tre giornalisti che avevano pubblicato un video molto critico sulle indagini furono arrestati dalla polizia. Questo fatto ha prodotto immediatamente delle reazioni, prima fra tutte si è aperta la questione della libertà di stampa.
Il governo da parte sua continuò le indagini, difendendo la tesi che l’organizzazione facendo proprio un modello già sperimentato anche in Italia (con Gladio), si fosse infiltrata in organi statali con l’obiettivo di danneggiarli, di creare disordine e rendere in qualche modo auspicabile l’intervento diretto dell’esercito, come era già capitato nel passato per bene tre volte, nei casi dei colpi di stato. Come già detto l’obiettivo ultimo di questa macchinosa organizzazione, sarebbe quella di rovesciare il governo di Erdoğan, che è considerato dai membri di Ergenekon da un lato troppo legato a movimenti di ispirazione islamica e dall’altro troppo vicino all’Europa. In questi dieci anni 275 persone, sono finite nelle maglie della giustizia, accusati di essere responsabili di una serie di atti violenti, tutti tesi a destabilizzare lo stato.
Ma cosa pensa il cittadino medio di questa organizzazione? Secondo molti di essi l’organizzazione non esiste, l’unica cosa che hanno in comune le persone arrestate con l’accusa di appartenervi, è di essere oppositori politici al governo dell’AKP. In generale nel corso di questi dieci anni d’indagini si sono susseguite, teorie cospirative, miti, e utilizzo di prove costruite ad hoc, strumentalizzazioni politiche. Tutto ciò per arrivare a oggi con la sentenza definitiva: Ergenekon non esiste. Si dovrebbe partire da quest’ultima dichiarazione per una serie di riflessioni, su quello che sono stati e su cosa hanno prodotto dieci anni d’indagini, a proposito dello svuotamento dei poteri effettivi che ha subito il sistema militare e in contrapposizione al rafforzamento del potere politico di Erdoğan.

 

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